Delle sue crisi di disperazione, della vita difficile vissuta nell’alloggio segreto, di tutte le umane piccinerie degli adulti il diario di Anna Frank è cronaca fedele; cronaca scritta con un senso di arguzia e di melanconia, e con uno spunto critico velato di ironica poesia; cronaca minuta, semplice, che del racconto di avvenimenti aridi e monotoni fa un libro vibrante, positivo, avvincente, in cui Anna risplende per la sua assoluta fiducia in Dio, per l’entusiasmo col quale va incontro all’amore, per la profondità con la quale essa sa distinguere la felicità dagli avvenimenti esteriori.
Chiudendo il libro, che ci rammenta gli orrori della guerra, sentiamo invaderci non da un senso di raccapriccio, ma da una commozione e da una pace profonda; Anna balza davanti a noi mormorando con la sua voce fanciulla: « Desidero intensamente l’aria e la libertà di cui siamo privi, ma credo che per queste privazioni siamo largamente ricompensati. Me ne resi conto improvvisamente stamani quando sedevo dinanzi alla finestra. Intendo parlare di compensi interiori.
Quando guardavo fuori, immergendomi nella profondità di Dio e della natura, mi sentivo felice, assolutamente felice. Finché c’è questa felicità interiore, questo godere della natura, della salute e di tante altre cose, finché si ha tutto questo si tornerà sempre ad essere felici. Ricchezza, fama: tutto puoi perdere, ma questa felicità nell'intimo del tuo cuore può soltanto velarsi, e si rinnoverà sempre fin che vivrai. Finché puoi guardare il cielo senza timore, sappi che sei intimamente puro e che ridiverrai comunque felice ».
G. Pastorino, a cura di, Semi di consolazione, periodico Il Seme, Genova, 1972, pag. 197
Autore: Rev. Lo Russo Gaetano